UMANESIMO E RINASCIMENTO
Dopo secoli di incertezze e paure, in cui l'arte, come il sapere in generale, era rivolta alla meditazione spirituale, finalmente l'uomo riconquista un ruolo di primo piano.
Un grande rinnovamento culturale ed espressivo investe Firenze prima, e l' Italia dopo.
Un periodo di splendore delle arti e della cultura che si estende dal Quattrocento fino alla seconda metà del Cinquecento.
L'uomo al centro dell'universo!
Misura di tutte le cose!
Finalmente l'uomo riacquista stima di sè, apprezza il proprio valore, sostenuto dalla forza della ragione. Nasce l'uomo moderno, che osserva, che sperimenta e cerca di dare una spiegazione scientifica a quanto lo circonda.
Un uomo in grado di modificare la realtà grazie alle proprie qualità intellettuali e morali.
Un uomo che guarda all'antichità classica greca e romana: "rinascimento" è appunto la rinascita di quella cultura classica che voleva l'uomo artefice del proprio destino.
Per questo il Rinascimento nella sua prima fase viene chiamato anche Umanesimo.
L' arte del Quattrocento
Un rinnovamento radicale investe l'arte e Firenze ne diviene il centro propulsore:
Masaccio in pittura, Brunelleschi in architettura e Donatello in scultura furono i grandi maestri di questa rivoluzione artistica.
Botticelli, Mantegna, Beato Angelico, Alberti, Piero della Francesca i continuatori.
Dopo secoli di incertezze e paure, in cui l'arte, come il sapere in generale, era rivolta alla meditazione spirituale, finalmente l'uomo riconquista un ruolo di primo piano.
Un grande rinnovamento culturale ed espressivo investe Firenze prima, e l' Italia dopo.
Un periodo di splendore delle arti e della cultura che si estende dal Quattrocento fino alla seconda metà del Cinquecento.
L'uomo al centro dell'universo!
Misura di tutte le cose!
Finalmente l'uomo riacquista stima di sè, apprezza il proprio valore, sostenuto dalla forza della ragione. Nasce l'uomo moderno, che osserva, che sperimenta e cerca di dare una spiegazione scientifica a quanto lo circonda.
Un uomo in grado di modificare la realtà grazie alle proprie qualità intellettuali e morali.
Un uomo che guarda all'antichità classica greca e romana: "rinascimento" è appunto la rinascita di quella cultura classica che voleva l'uomo artefice del proprio destino.
Per questo il Rinascimento nella sua prima fase viene chiamato anche Umanesimo.
L' arte del Quattrocento
Un rinnovamento radicale investe l'arte e Firenze ne diviene il centro propulsore:
- equilibrio, armonia, semplicità, le regole classiche da seguire in scultura ed architettura;
- osservazione sistematica ed imitazione della natura ( piante e animali, corpo umano);
- rappresentazione scientifica dello spazio (nasce la prospettiva);
- raffigurazione delle emozioni e dei sentimenti.
Masaccio in pittura, Brunelleschi in architettura e Donatello in scultura furono i grandi maestri di questa rivoluzione artistica.
Botticelli, Mantegna, Beato Angelico, Alberti, Piero della Francesca i continuatori.
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BRUNELLESCHI
Il rinnovamento in senso umanistico e matematico trova in Filippo Brunelleschi la figura di maggior rilievo, che più di altri ha contribuito alla nascita dell’arte rinascimentale. Brunelleschi (1377-1446) applica la chiarezza e l'ordine della matematica e della geometria alle opere create dall'uomo: il fare tecnico ma anche l'arte. Nonostante la sua formazione come apprendista di bottega, egli dimostra sin da subito grande interesse per lo studio dei monumenti antichi e per l'architettura in generale: con lui nasce la figura dell' architetto, che non è più il capomastro medievale ma un progettista in grado di risolvere con intelligenza problemi di carattere strutturale, tecnico ed organizzativo. Da questa sua grande razionalità di pensiero scaturiscono le soluzioni ad alcuni dei grandi problemi artistici del tempo. |
Fu lui a risolvere il problema della cupola di Santa Maria del Fiore, la cui realizzazione lo impegnò per tutta la vita.
E sempre a lui si deve la scoperta della prospettiva, che diverrà uno strumento essenziale per la progettazione dei nuovi spazi architettonici.
Con la prospettiva lo spazio poteva essere misurato e ciò permetteva di creare un'architettura armonica e proporzionata in ogni sua parte.
La vera rivoluzione brunelleschiana sta proprio in questo.
E sempre a lui si deve la scoperta della prospettiva, che diverrà uno strumento essenziale per la progettazione dei nuovi spazi architettonici.
Con la prospettiva lo spazio poteva essere misurato e ciò permetteva di creare un'architettura armonica e proporzionata in ogni sua parte.
La vera rivoluzione brunelleschiana sta proprio in questo.
La Cupola del Brunelleschi illustrata, animata e commentata dal National Geographic.
MASACCIO
"Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari; l'atteggiai, l'avvivai, le diedi il moto, le diedi affetto; insegni il Buonarroto a tutti gli altri, e da me solo impari" ( Annibal Caro, Epigramma sulla tomba di Masaccio,Chiesa del Carmine, Firenze). Tommaso di ser Giovanni di Mone, detto Masaccio per il suo carattere schivo e per la "tanta straccurataggine" (Vasari) fu uno spirito innovatore della pittura quattrocentesca. A lui si deve:
Umanità che caratterizza anche le figure sacre, che ora appaiono non più distanti dal mondo terreno. Masaccio fu il modello al quale i maestri del Rinascimento, tra cui lo stesso Michelangelo, si ispirarono e quando nel seicento si decise di abbattere la Cappella Brancacci, per far posto ad una cappella in stile barocco, furono gli artisti fiorentini ad impedirne la demolizione. |
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DONATELLO
Donato de’ Bardi detto Donatello, fu messo dal padre a bottega da un’orefice, iniziando così l’apprendimento di quell’ arte, che lo avrebbe portato a diventare uno dei più celebrati scultori di tutti i tempi. Allievo del Ghiberti, oppose alla tradizione gotica una scelta realistica, concorrendo con Brunelleschi e Masaccio al rinnovamento dell’arte fiorentina e diventando modello di cultura rinascimentale. Affascinato sì dall' armonia dell'arte classica, Donatello è però uomo del suo tempo e da assiduo osservatore qual era, descrive nelle sue sculture l'uomo, con i suoi sentimenti, prendendo spesso come modelli semplici persone della sua Firenze. Il realismo, spesso drammatico, caratterizza l'intera sua opera. Come il Cristo crocifisso di cui ci narra Vasari: nel suo “Le Vite” egli ci racconta un aneddoto che vide protagonisti Donatello e Brunelleschi. Donatello, dopo aver realizzato con straordinaria fatica un crocefisso in legno per la chiesa di Santa Croce, parendogli di avere fatto una cosa rarissima la mostrò al suo amico Filippo per averne un parere. Il Brunelleschi, aspettandosi un capolavoro, come lo vide sorrise e rispose: “che gli pareva che egli avesse messo in croce un contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo…”. Risentito e deluso Donatello esclamò: “Se così facile fusse fare come giudicare, il mio Cristo ti parrebbe Cristo, e non un contadino: però piglia del legno e pruova a farne uno ancor tu”. Filippo tornato a casa, mise mano in gran segreto ad un crocefisso, e quando ebbe finito l’opera, quattro mesi più tardi, invitò Donatello a mangiare a casa sua. Mentre si avviavano verso casa, dopo aver comprato alcune cose al mercato, Brunelleschi disse all’amico, ponendogli nel grembiule uova, formaggio e altre pietanze: “aviati con queste cose a casa, e lì aspettami, che io ne vengo or ora”. Donatello, entrando nell’abitazione, vide il crocifisso di Filippo. Era così perfetto che per lo stupore aprì le mani facendo cadere ogni cosa dal grembiule. Brunelleschi, appena arrivato, assistendo alla scena esclamò: “Che disegno è il tuo, Donato? Che desinaremo noi avendo tu versato ogni cosa?” Donatello mormorò: “Io per me ho per istamani avuta la parte mia, se tu vuoi la tua, pigliatela. Ma non più, a te è conceduto fare i Cristi, et a me i contadini” . |
MAPPA CONCETTUALE
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